Rete di Abruzzesi per il Talento e l’Innovazione (R.A.T.I.): perché questi quattro sostantivi? Perché Rete, Abruzzesi, Talento e Innovazione posti così di seguito forniscono connotazioni nettamente distinte e fortemente collegate tra loro fornendo una idea sulla natura della Associazione.
Rete
I soci fondatori sono stati e sono convinti che azioni rilevanti e complesse possono avere speranze di successo, anche parziali, solo se condotte da una pluralità di persone, di professionalità, di sensibilità ideali e culturali.
Questa costituisce la prima dimensione della Rete, quella che esalta la produttività di ognuno nel momento in cui interagisce con tutti gli altri e tutti insieme condividono la elaborazione della vision, della mission e dell’azione.
Ma RATI dà al termine Rete anche una dimensione ed una valenza esterna a se stessa lavorando alla tessitura di una trama capace di porre in connessione soggetti presenti ed operanti nello stesso territorio, nella stessa realtà socioeconomica e culturale.
E in questa dimensione l’Associazione ha lavorato e lavora per mettere in relazione (in rete) le Istituzioni, dai Comuni a salire di livello, le Organizzazioni sociali produttive e del lavoro, quelle culturali, le Scuole, le Università, i Centri di ricerca e di innovazione di ogni tipo, nella convinzione che una Comunità progredisce in relazione all’azione positiva ed integrata di una simile aggregazione di soggetti.
Abruzzesi
Nel senso che l’associazione ha scelto come territorio di riferimento delle sue azioni l’Abruzzo e le sue articolazioni territoriali funzionali (Comprensori), pur avendo ben presente la dimensione globale di tutte le problematiche e le sfide che interessano anche la nostra Regione. Non pochi soci fondatori di RATI, conoscendo profondamente l’Abruzzo anche attraverso l’esercizio delle professioni e attività di rappresentanza istituzionale, hanno individuato, già nella fase di avvio della propria iniziativa, 5 punti come le 5 sfide che si pongono davanti alla nostra Regione (2013):
- Accrescere il nostro patrimonio di conoscenza
- Rendere più competitivi i nostri sistemi produttivi
- Usare le risorse territoriali con intelligenza
- Preservare l’ambiente (lasciandolo in condizioni migliori di come è stato trovato)
- Migliorare la qualità della nostra vita quotidiana
E pensando alla nostra storia regionale del dopoguerra contrassegnata più da un atteggiamento diffuso di “subordinazione” che non di “protagonismo” e prima di iniziare il “duro viaggio” che le 5 sfide richiedono, RATI propone in premessa due termini molto poco diffusi nella dialettica corrente ovvero SERENTIPITÀ & RESILIENZA!!!
La SERENDIPITÀ è un atteggiamento che si assume nei confronti della vita, è un misto di sagacia, curiosità, attenzione, intelligenza, voglia di mettersi in gioco, coraggio, fiducia in se stessi, entusiasmo e tenacia. Insomma bisogna avere l’ardire di “Cercare un ago nel pagliaio per crearsi la possibilità di trovare la figlia del contadino”, forzando una storica frase del grande scienziato Julius Comroe – Ricercatore biomedico americano. Bisogna avere fede, coraggio ed entusiasmo per cercare un ago in un pagliaio, forse anche un pizzico di follia e certo fortuna, quella fortuna che non sorriderà mai a tutti quelli che, ritenendo l’impresa impossibile, si asterranno dal tentarla.
RESILIENZA una delle tante definizioni dice: “è la capacità intrinseca di un sistema di modificare il proprio funzionamento prima, durante e in seguito ad un cambiamento o ad una perturbazione …” RATI ritiene che tutto quello che è accaduto ed accade negli ultimi decenni sia parecchio di più di una perturbazione.
*qui si potrebbe mettere il richiamo al piccolo saggio pubblicato da Il Mulino (https://shar.es/1RKQsZ), ma anche a qualcos’altro.
Talento
RATI nasce dalla consapevolezza dell’importanza delle risorse umane per lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio e, allo stesso tempo, dal timore che questa consapevolezza manchi all’Abruzzo.
La nostra regione sta perdendo la capacità di trattenere le risorse umane che sa esprimere e di attrarne di nuove, con conseguenze negative sempre più visibili sulle prospettive di sviluppo e di espansione occupazionale.
Spezzare il circolo vizioso che risulta da questo stato di cose (impoverimento delle risorse umane = freno allo sviluppo, e vice-versa) è l’obiettivo che RATI si pone, cercando il coinvolgimento della classe dirigente e dei cittadini abruzzesi.
La “Fabbrica” più importante per la produzione del “Talento” è la Scuola, certamente concorrono altri soggetti come la Famiglia, il Sistema sociale, la sua ricchezza infrastrutturale in termini culturali e valoriali ambientali.
Con questa consapevolezza alla tematica, non già alla ricerca del “fenomeno eccezionale” singolo per fare cronaca, RATI decide di muoversi con un approccio sistemico che non poteva non partire dai Sistemi scolastici comprensoriali, ma coinvolgendo subito tutti i Comuni (attraverso l’ANCI Abruzzo e l’ANCI Giovani), l’Università, la Confindustria interprovinciale, il Leader Maiella verde.
La formazione dei Docenti, fronte preliminare di attacco al serio problema della insufficiente adeguatezza dell’attività didattica attraverso un riallineamento di metodo e di contenuti all’attuale fase caratterizzata da una profonda rivoluzione scientifica e tecnologica.
Il progetto elaborato e condiviso con i soggetti su elencati è denominato “ABRUZZO CODING” e prende spunto dalla convinzione che vi sia un legame forte ed irriducibile tra risorsa umana (conoscenze e competenze innovative) e sviluppo socioeconomico in un contesto nel quale convergono globalizzazione e innovazione tecnologica.
Ma non basta, per una reale diffusa e massiccia valorizzazione del Talento serve l’archiviazione radicale di una lunga e deleteria stagione di “becero clientelismo” dannoso, offensivo e pervasivo.
Le “parole” che RATI ha cercato e cerca di promuovere per portare il “viaggio” a svolgersi su un sentiero largamente sconosciuto sono: Legalità – Regole – Merito – Creatività – Ricerca – Innovazione – Talento.
Innovazione
Il passaggio dall’economia delle macchine all’economia della conoscenza ovvero alla “economia cognitiva” sconvolge oltre due secoli di storia economica e spiazza mezzo mondo.
Tutto si sta muovendo a grande velocità. Nuove tecnologie stanno avanzando interessando tutti i settori produttivi e dei servizi.
Questa rivoluzione ci impone nuovi ragionamenti, nuovi paradigmi, nuovi comportamenti, nuove politiche, nuovi sentieri, talora sconosciuti perché mai o pochissimo praticati, ma ora ci siamo, se non vogliamo pregiudicare definitivamente il futuro dobbiamo sfidare noi stessi e approdare all’altra sponda del fiume dove si svolge la vera partita dello sviluppo non solo economico.
Nel pieno di tali profonde trasformazioni, la Scuola incrementa il suo ruolo di avanguardia, di soggetto pilota di una robusta ed incessante innovazione nei contenuti e nei metodi di insegnamento / apprendimento.
Il processo innescato sui comprensori dell’Abruzzo meridionale, per quanto apprezzato e riconosciuto virtuoso, mostra una velocità di avanzamento inadeguato rispetto a quella che caratterizza l’avanzamento della innovazione delle conoscenze e competenze innovative necessarie e sempre più richieste dai settori produttivi e dei servizi più avanzati.
RATI si pone la domanda, se non sia il caso di esplorare anche da noi l’attivazione di “Piccole Academy”, funzionanti in aree italiane più evolute (Emilia, Veneto, Trentino e in altre Regioni), nelle quali sviluppare attività relative all’insegnamento / apprendimento delle conoscenze / competenze innovative (transversal innovative skills) per una diffusa, robusta ed adeguata educazione – istruzione – formazione dei bambini e dei ragazzi, per contrastare forme di povertà educativa esistente presso ambienti socialmente complicati e per assecondare la buona crescita degli “alunni dotati”.
Esse possono divenire veri e propri Centri di produzione e diffusione di competenze innovative nei quali svolgere pratica libera e creativa di attività didattiche nuove e sempre più indispensabili.
Academy in integrazione e completamento della Scuola perché la scommessa che ispira il progetto è che nel nostro tempo è diventata indispensabile la padronanza di alcune cosiddette soft skills come il pensiero creativo, critico, computazionale, la robotica educativa, il digital storytelling, le capacità comunicative e di cooperazione.
Tali attività parascolastiche, che fiancheggiano, spesso con un ruolo ricreativo, il corso di studio che la scuola offre, possono oggi diventare di grande utilità per la crescita personale dei giovani e lo sviluppo socio-culturale dei territori.